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Un mondo senza mail. Ripensare il lavoro nell’epoca del sovraccarico lavorativo

Dopo il successo di Minimalismo digitale e Deep Work, Cal Newport prosegue la sua indagine sul nostro rapporto con la tecnologia. Questa volta il focus si sposta sulla dimensione aziendale e sul ruolo delicato dei flussi di comunicazione in un’epoca in cui siamo soggetti a un’overdose comunicativa. Il principale imputato sono le mail, che da utile strumento di condivisione sono diventate tiranniche monopoliste delle nostre giornate di lavoro. Cal Newport, professore di Computer science e saggista di successo, immagina un nuovo modo di lavorare in cui ciascuno si concentra su poche cose, gli oneri amministrativi si riducono, il processo comunicativo è semplificato e ottimizzato.

I moderni “lavoratori della conoscenza” comunicano costantemente: le loro giornate sono definite da una raffica incessante di messaggi in arrivo e conversazioni digitali avanti e indietro - uno stato di costante, ansioso chiacchiericcio in cui nessuno può disconnettersi. 

C'è stato un tempo in cui strumenti come l'email sembravano all'avanguardia, ma una revisione approfondita dello stato attuale della giornata lavorativa rivela che il flusso di lavoro della "mente alveare iperattiva" è diventato un disastro di produttività, riducendo la redditività e forse anche rallentando la crescita economica complessiva. Gli esseri umani semplicemente non sono cablati per la costante comunicazione digitale. Quest'analisi viene compiuta da Newport nella prima parte del saggio, sottoponendo i messaggi di posta elettronica a un vero e proprio “processo”: le mail riducono la produttività, e – cosa altrettanto preoccupante - ci rendono infelici. 

“Come molti nel mio settore”, scrive l’autore, “sono affascinato dalle potenzialità del futuro tecnologico. Ma sono convinto anche che non riusciremo a sbloccare questo potenziale fino a quando non ci sforzeremo di assumere il controllo della nostra vita digitale”.

Attingendo ad anni di reportage investigativo, nella seconda parte del saggio, Newport espone una serie di principi e istruzioni concrete per salvare il nostro approccio al lavoro: è necessario un posto di lavoro in cui i compiti sono identificati, assegnati e rivisti. Ogni persona lavora su meno cose (ma le fa meglio), e viene ridotto il peso sempre crescente dei compiti amministrativi. Soprattutto, Newport prospetta un mondo in cui le caselle di posta e i canali di chat non sono più centrali per lo svolgimento del lavoro.

“Questo testo è nato con l’obiettivo di mettere insieme – per la prima volta – tutto ciò che sappiamo di come ci siamo ritrovati immersi in una cultura della comunicazione continua e degli effetti che questa cultura sta avendo sia sulla nostra produttività sia sulla nostra salute mentale – scrive Cal Newport. Intende inoltre esplorare le visioni più avvincenti delle alternative possibili. L’obiettivo che mi sono proposto con questo libro è fornire un piano per questa prossima rivoluzione”.

 

“Newport si propone di diventare la Marie Kondo della tecnologia: ci offre un vero e proprio piano per aiutarci a distinguere le attività digitali che aggiungono valore alla nostra vita da quelle che non ne aggiungono.”

Ezra Klein, Vox

 

L'autore: Cal Newport è autore di diversi libri, fra cui i best seller Deep Work
e Minimalismo digitale. È docente di Computer science alla Georgetown University e oltre alle attività accademiche compie ricerche e scrive a proposito dell’influenza che la tecnologia esercita sulle nostre vite. Ha scritto su New York Times, The Economist, Financial Times, Washington Post, Wall Street Journal e The Guardian. Da buon minimalista digitale, non possiede alcun profilo social.