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Terremoto nel mondo dell’e-commerce

Atteso nei prossimi mesi un terremoto nel mondo delle vendite online. Lo stop agli aggiornamenti di sicurezza per la piattaforma di e-commerce Magento 1, costringerà almeno 250mila siti a migrare su una nuova piattaforma per evitare il rischio di minacce informatiche e disservizi. “Vendere online oggi non significa più solo avere un sito, ma fare azienda” dice Anastasia Sfregola, Sales Director in Italia di Kooomo, tecnologia di ultima generazione per l’e-commerce. Sono quindi molte le varianti che dovranno essere presto considerate da diverse migliaia di aziende, per evitare il malfunzionamento del sistema, attacchi di virus e una conseguente perdita di guadagni. Dall’user experience per l’utente alla sicurezza dei pagamenti digitali, dall’integrazione con gli store fisici all’ omnicanalità, dalla gestione del magazzino alla conoscenza del paese nel quale si opera.

Oggi, quindi, i rivenditori online che non hanno ancora iniziato il processo di migrazione dovranno affrettarsi a valutare su quale nuovo software la loro attività dovrà spostarsi: tutti dovranno decidere una nuova strategia entro giugno 2020. All’orizzonte diverse soluzioni e non pochi rischi, il principale è che una migrazione così massiccia non possa sempre essere gestita in maniera ottimale. Immaginiamo ad esempio che i negozi online rimasti orfani decidessero di passare a piattaforme interne a Magento, questo sarebbe praticamente insostenibile: un solo partner della piattaforma si troverebbe a gestire quasi un migliaio di reintegrazioni, una mole di lavoro ingestibile. Senza contare che un passaggio interno non garantirebbe in nessun modo un abbattimento dei tempi perché in ogni caso tutto deve essere costruito da zero e gli sviluppatori avranno bisogno di tempo per rendere la migrazione sia il più agevole possibile. Il periodo di transizione dipenderà da molti fattori, come la struttura del sito, il traffico web, i volumi delle transazioni, le estensioni da realizzare e le dimensioni del team di sviluppo. Le piccole e medie imprese (PMI) potrebbero considerare la possibilità di ospitare la loro piattaforma in cloud, mentre le organizzazioni più grandi a livello aziendale potrebbero optare per una soluzione integrata. La nuova piattaforma dovrà inoltre essere adeguatamente testata per evitare problemi che potrebbero comportare un'esperienza negativa per i consumatori.

“La scelta tecnologica – commenta Sfregola – è sempre la scelta più importante, il brand deve avere piena visibilità del processo e contemporaneamente deve pretendere una soluzione facilmente scalabile che si adatti alle diverse fasi di espansione del business”. Il cambio di piattaforma potrebbe anche rivelarsi un'opportunità per crescere ed espandere i ricavi online e offline. Un’analisi Kooomo ha rilevato che molte aziende che hanno scelto di cambiare piattaforma ora stanno registrando in media un aumento del 25% dei ricavi.