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Oliviero Toscani su Elle: con il crollo del Morandi tutti abbiamo perso qualcosa, ora vorrei progettare per Genova

Le scuse per la frase infelice sul ponte Morandi di Genova, le confessioni di un artista e uomo spesso scomodo, sia per le sue opere sia per le sue esternazioni e la fashion story esclusiva ideata per celebrare la felicità. Tutto questo è Olivero Toscani sul numero di Elle in uscita il 19 febbraio. Un servizio che doveva segnare in primo luogo il ritorno del fotografo sulla  testata per la quale ha realizzato, fin dalla fine degli anni ’70, numerose copertine e servizi moda caratterizzati dalla sua tipica cifra stilistica dinamica, ottimista e di rottura.
 
Poi l'esternazione choc a pochi giorni dalla messa in pagina, "ma a chi interessa che caschi un ponte, smettiamola" pronunciata in una trasmissione radiofonica. “Difficile far finta che non fosse successo niente, chiudere un occhio e separare le cose”, scrive Maria Elena Viola nel numero in edicola domani, “difficile anche  rinunciare a un lavoro che ha messo in gioco tante persone chiedendo a ciascuno tempo, fatica, creatività, entusiasmo, cura, organizzazione e dedizione” e allora la decisione di ospitare un’intervista a Toscani, dandogli l'occasione di precisare una dichiarazione che ha scatenato una serie di polemiche e di cui lui per primo ha colto l’inadeguatezza, non rispecchiando il suo reale pensiero.
 
Ma ad affrontare le domande del direttore di Elle Maria Elena Viola è stato un Oliviero Toscani più intimo rispetto al suo personaggio pubblico. Capace di raccontare le sue emozioni a cominciare proprio dai fatti di Genova città per la quale annuncia il desiderio di realizzare un progetto.
“Mi è uscita male, purtroppo”, risponde spiegando il senso della frase incriminata. “Non intendevo dire: chi se ne frega di un ponte che cade, ma chi ci guadagna. Nessuno. Né le vittime, naturalmente. Né i presunti colpevoli, come se potessero speculare su una cosa del genere. Un dramma di quella portata è una ferita non solo per Genova, ma per l'Italia. Tutti ci abbiamo perso qualcosa”.
 
Toscani entra nel merito anche del licenziamento da Benetton - "Una scelta che capisco. Mi dispiace perché eravamo tornati a fare belle cose insieme”. Ma l'intervista affronta anche il tema del cambiamento dei modelli di bellezza, le emozioni che si intravedono dietro uno scatto fatto al momento giusto, il ruolo della fotografia come strumento di denuncia in una società inondata da immagini, e molto altro tra cui anche un’ipotesi di progetto per la città offesa dal crollo.
 
"Mi piacerebbe fare un intervento di immagine sulla città collegato all'architettura. Sto ragionando su qualcosa da stampare sul cemento. È un'idea ancora vaga, ci sto lavorando e mi piacerebbe coinvolgere Parma, che quest'anno è capitale della cultura. Ma non voglio che sembri che lo faccio per farmi perdonare. Non m'interessa il perdono degli altri, io rispondo a qualcosa di più importante: la mia coscienza".